Storia

Anfo

Famiglia Stefani

1891-1911
Torino

Istituto Suore Missionarie della Consolata

1911-1914
Kenya - Tanzania

Missione in Africa

1914-1930
Kenya

Beatificazione

23 maggio 2015
1891-1903 ANFO

Mi chiamo Mercede
Famiglia Stefani

Famiglia Stefani

Mercede nasce ad Anfo, Brescia, il 22 agosto 1891. È la quinta dei dodici figli di Giovanni Stefani e Annunziata Massari. Viene battezzata in parrocchia il giorno seguente con il nome di Aurelia Giacomina Mercede ma a casa la chiameranno solo Mercede. Papà Giovanni è un uomo intelligente, retto, attivo e intraprendente, gestisce una trattoria ed è l’organista della Parrocchia. Mamma Annunziata è serena, delicata, ricca di risorse appassionata della lettura e del ricamo, ma soprattutto è donna di fede profonda. Mercede sotto la loro cura amorevole cresce vivace e bella, impara a gustare la preghiera e sin d’allora manifesterà un sensibilità speciale per chi è nel bisogno. Giovanni e Annunziata appoggiano e incoraggiano tutto il bene che germoglia in lei.

 

1904 ANFO

Mi farò missionaria
Mercede Stefani

Mercede Stefani

Mercede comincia presto a sognare cosa vuole fare della sua vita. A tredici anni confida a sua mamma che vuole farsi suora missionaria. Ma mamma Annunziata è saggia e prudente e guardando soprattutto alla giovane età di sua figlia le nega il permesso. Mercede capisce e accetta che per adesso è meglio impegnarsi nel terminare la scuola e spera in un tempo favorevole.

La mamma sarà sempre sua grande amica, a lei confida sempre tutto, con lei s’intrattiene a parlare delle cose di Dio, da lei impara ad amare e ad onorare la Madonna e sarà il modello sul quale Mercede imposterà la sua vita spirituale.

1905 ANFO

Della Consolata
Gruppo di indigeni nell'adunanza dei suoi consiglieri in Kenya.

Gruppo di indigeni nell’adunanza dei consiglieri in Kenya.

Ad Anfo c’erano tre divulgatori della vocazione missionaria: Don Andrea Pelizzari, direttore spirituale di Mercede -fino all’età di 15 anni- il suo successore, don Francesco Capitanio e la maestra delle elementari, Domenica Pelizzari, sorella del Parroco.  Così nel paese c’erano giovani che sentendosi chiamati partivano per diventare missionari. Nel 1905 ci fu la funzione di partenza per il Kenya del suo compaesano don Angelo Bellani, missionario della Consolata. Questo evento lascerà in Mercede un’impressione profonda che la porterà a decidere di diventare missionaria della Consolata.

1907 ANFO

Mamma Annunziata muore
Mamma Annunziata

Mamma Annunziata

Il dolore bussa alla porta della famiglia Stefani quando Mercede ha solo 16 anni.  Mamma Annunziata  si ammala gravemente di broncopolmonite e il 12 maggio di 1907 muore avendo compiuto solo 44 anni. L’anno dopo muore anche il fratellino Ugo di cinque anni.  Papà Giovanni e le sue sei figliole rimangono in una profonda tristezza sostenuti soltanto dalla forza fede.

1908-1910 ANFO

In famiglia e in parrocchia
Casa della famiglia Stefani

Casa della famiglia Stefani

Dopo la morte della mamma, Mercede interrompe gli studi e si dedica completamente alla cura delle sorelle più piccole e, con la più grande, al buon andamento della casa. La partecipazione nelle attività della parrocchia continua ad essere importante nella sua vita ed è sempre presente in modo attivo alle diverse iniziative. È una delle attrici più predispose e vivaci nelle recite organizzate dalla filodrammatica parrocchiale che si prefigge di divertire e, allo stesso tempo, avvicinare la gente a Dio. È sollecita nel divulgare l’Apostolato della preghiera che in quel tempo ruotava attorno all’amore al sacramento della Penitenza e della Comunione. Durante le serate estive raduna la gente per pregare la Madonna con il Rosario accompagnato da brevi approfondimenti.

 

Chiesa parrocchiale

Chiesa parrocchiale

Tutti i bambini del paese la conoscono e le vogliono bene. Nelle catechesi chiede loro di fare sacrifici per amore di Gesù e della Madonna, ma anima anche i giochi, le passeggiate, le feste, le gare… Le donne confidano a Mercede i loro crucci, gli adulti e i coetanei le parlano delle loro preoccupazioni: lei ha la parola giusta per ciascuno! La gente di Anfo, guardando con ammirazione il susseguirsi delle giornate di Mercede, scandite dalla carità e da una profonda fede, afferma: “La figlia degli Stefani ha un modo di fare che convince e fa pensare a Dio”.

In questa normalità Mercede sente crescere nel suo cuore la chiamata ad avvicinarsi di più al suo Signore e diventare sempre più sua. Ed ogni mattina presto, quasi di nascosto, quando molti in paese riposano ancora, va in Parrocchia per incontrare il suo Signore nella Santa Messa e la Comunione.

1911 ANFO

Mi sento pronta
Missione in Kenya

Missione in Kenya

Nel gennaio 1911 avviene ad Anfo un’altra celebrazione, quella di Bartolomeo Liberini, un altro anfese che si reca a Torino per entrare, come Fratello coadiutore, tra i Missionari della Consolata. Questo evento fa capire a Mercede che è arrivato il tempo di cominciare a progettare la propria partenza e inizia a parlare apertamente delle Missioni, specialmente in casa. Arriva così il tempo del distacco dalla famiglia e dal Paese essendo ormai pronta per intraprendere la grande avventura missionaria.

1911 ANFO

Il permesso
Beato Giuseppe Allamano

Beato Giuseppe Allamano

Il parroco, don Francesco Capitanio, conosce il desiderio che Mercede coltiva da tempo avendola accompagnata nel maturare questa sua scelta. Anche lui sente che è arrivato il tempo di agire e il 5 maggio 1911 scrive una lettera presentandola al Canonico Giuseppe Allamano, fondatore degli Istituti della Consolata. Sente anche che sia importante parlare con papà Stefani ancora restio a dare il permesso di partire alla figlia, non ancora ventenne. Don Francesco lo convince a lasciarla andare e questo sì del papà riempie di gioia Mercede.

 

1911 TORINO

Ingresso nell’Istituto Suore Missionarie della Consolata
Quadro della Consolata

Quadro della Consolata

Il 19 giugno 1911, vigilia della festa della Consolata, accompagnata dal papà e da don Capitanio,  Mercede Stefani parte per Torino. Saluta per sempre la sua casa, il lago, la chiesa parrocchiale, la gente. Nessuno l’avrebbe rivista, eppure, nessuno l’avrebbe dimenticata. A Torino, i tre viaggiatori sono ricevuti dal canonico Giuseppe Allamano e Mercede è accolta nella sua nuova Famiglia. Il giorno seguente, 20 giugno, è la festa della Consolata e tra i fedeli che prendono parte alla tradizionale processione c’è anche il papà di Mercede. All’indomani Giovanni Stefani ritorna a casa con un quadro della Consolata – che attualmente si trova nella chiesa parrocchiale di Anfo – donatogli dallo stesso  Fondatore. Sul retro si legge: “Memoria rilasciatami dal Monsignor Canonico Rettore della Consolata in Torino il giorno 21 giugno 1911 nel consegnare mia figlia Mercede nell’Istituto Missionario della Consolata alla vita religiosa.” La calligrafia è della figlia Emma, ma lo Stefani volle firmare di propria mano: Stefani Giovanni, fu Antonio, organista.

1912 TORINO

Il mio nome è Irene
Mercede riceve il nome di Irene

Irene, seconda dalla sinistra, con un gruppo di novizie

Mercede Stefani, prima postulante bresciana del nuovo Istituto delle Suore Missionarie della Consolata, il 28 gennaio 1912 riceve dal Fondatore l’abito religioso e, come si usava allora, il nome nuovo: “suor Irene”. Con fiducia piena ed incondizionata si mette alla scuola della forte spiritualità  apostolica del Beato Allamano. Lui incontra spesso le sue Figlie per trasmettere loro il carisma ricevuto, alle volte attraverso colloqui personali, ma soprattutto, con le numerose e regolari conferenze tenute alla comunità. Durante queste conferenze suor Irene prende appunti, poi li trascrive nei suoi taccuini, li rilegge, li medita così che quelle parole diventano per lei solidi punti di riferimento per la sua vita missionaria.

In comunità, i tratti caratteristici di suor Irene emergono sempre più chiaramente: il contegno riservato e raccolto; il tratto gentile, la generosità che la fa accorrere ovunque c’è bisogno di aiuto, l’umiltà sincera…

1914 TORINO

Missionaria della Consolata
Sr. Irene, in basso seconda a sinistra

Sr. Irene Stefani

In questa scuola per la vita missionaria le giornate sono imperniate sull’obbedienza: si lavora nell’orto, in cucina, in cantina, in solaio, oppure ci si dedica allo studio. Mercede impara ad entrare in un mondo che la sfida a dare tutto, e trova il bello, il buono e anche la gioia perché c’è una Presenza che la sostiene e la orienta verso mete sempre più alte. Dall’Allamano suor Irene coglie l’importanza, nella vita missionaria, di vivere amando e cercando nelle pieghe della quotidianità soprattutto e in tutto “Dio solo”.

Tacquino di sr. Irene

Tacquino di sr. Irene

Il 29 gennaio del 1914, con altre quattro novizie, nelle mani del Canonico Allamano, pronuncia i voti di obbedienza, castità e povertà, che la consacrano totalmente al Signore. In poche battute, suor Irene traccia il suo programma di vita: Gesù solo – Tutta con Gesù – Nulla da me – Tutta di Gesù – Nulla di me – Tutta per Gesù – Nulla per me.

1914 TORINO

Partenza per il Kenya
Nave Porto d'Alessandretta

Nave Porto d’Alessandretta

Poco dopo, il timore che la guerra potesse interrompere le partenze spinse Giuseppe Allamano ad anticipare l’invio del secondo gruppo di Suore, questa volta solo quattro, tra cui suor Irene. L’imbarco è fissato per il 28 dicembre 1914, da Genova, sulla nave “Porto d’Alessandretta”. Ricevuta la notizia della sua destinazione missionaria, suor Irene scrive commossa e colma di gioia al papà Giovanni, al parroco don Capitanio e alle sorelle informando tutti che prima di partire non potrà tornare ad Anfo. Giovanni Stefani, a causa della salute malferma e di alcuni impegni familiari, non può recarsi a Torino per salutare Mercede.

1915 MOMBASA

Arrivo in Kenya
Mombasa all'epoca

Mombasa all’epoca

La nave “Porto d’Alessandretta” dopo un lungo mese di viaggio arriva a Mombasa il 31 gennaio 1915. Una volta sbarcate le missionarie prendono il trenino dell’unica linea ferroviaria esistente in Kenya che le porterà a Limuru, nei pressi di Nairobi. Qui, mons. Filippo Perlo IMC, Vicario Apostolico di Nyeri e responsabile delle Missioni della Consolata le attendeva.

1915 LIMURU

Tempo a Limuru
Foto gruppo di Kikuyu

Gruppo di Kikuyu

È breve il tempo trascorso a Limuru, sede della Procura missionaria. Qui i nuovi arrivati in Africa ricevono la preparazione necessaria per un buon inserimento nella nuova realtà. Così suor Irene si dedica allo studio della lingua kikuyu e si documenta sugli usi e sui costumi di quel gruppo etnico.

1914-1915 NYERI

Inizi a Nyeri
Prime missionarie e Nyeri

Prime missionarie e Nyeri

Dopo il tempo a Limuru sr. Irene viene inviata a  Nyeri e lì aiuta suor Costanza Golzio nel lavoro con il personale addetto alla piantagione di caffè, poi assiste nella catechesi e nell’ambulatorio. Purtroppo questa seconda parte del suo tirocinio dura poco già che il conflitto mondiale arrivato ormai in Africa richiederà a lei altro servizio.

1916-1919 TANZANIA - KENYA

Guerra: Missione negli ospedali militari
Carriers nel tempo di guerra

Carriers nel tempo di guerra

Dal 20 agosto 1916 al 22 gennaio 1919, durante la prima guerra mondiale, sr. Irene insieme a suor Cristina Moresco, opera negli ospedali militari in Kenya e in Tanzania. E’ un ospedale per i “carriers”, cioè i “portatori indigeni”, che trattati male e sottoposti a carichi immani, son diventati anche loro vittime di una guerra lontana, soffrono la fame e a contatto con i soldati europei contraggono nuove malattie.

sr. Irene insieme a personale dell'Opedale militare

sr. Irene insieme a personale dell’Opedale militare

Suor Irene assiste tutti sorridendo, con tenerezza, compiendo semplici gesti di carità per i suoi amati fratelli africani… e come non parlare loro di Gesù e del suo amore, così catechizzare e battezzare chi accetta e chi è in pericolo di morte. Finalmente nel 1918 la guerra finisce e torna in Kenya.

 

1920-1930 GIKONDI

Mi chiamano Nyathaa
sr. Irene Nyathaa

sr. Irene Nyathaa

Dal 1920 sr. Irene è a Gikondi, Kenya, dove lavora nella scuola. Nel tempo “libero”, sgranando il suo rosario, visita le famiglie cercando nuovi scolari, mamme in difficoltà, anziani a cui portare aiuto e la Parola di Gesù. É talmente buona e materna che la sua gente la chiama “Nyathaa” ovvero “madre tutta misericordia” in lingua kikuyu. É la buona mamma degli africani. Per lei non esiste né giorno, né notte, né ora che al bisogno non parta correndo in aiuto.

 

26 Ottobre 1930 GIKONDI

Malattia

Lo stile missionario di suor Irene è quello inconfondibile del buon Samaritano, che si lascia toccare dalle necessità del “prossimo” e dona gratuitamente, senza protagonismo. Non per nulla, a Gikondi, la gente l’aveva anche soprannominata “Mware mwendi ando”, “la suora che vuol bene a tutti”.

Irene enfermera -423kL’ultima camminata apostolica di suor Irene sulle colline del Kikuyu fu quella affrontata per raggiungere e confortare il maestro Julius Ngare, malato di peste, che morirà tra le sue braccia. Poco dopo suor Irene si ammala, la domenica 26 ottobre 1930, festa di Cristo Re. Suor Irene alla Messa guida le preghiere, ma i brividi le gelano le ossa. Si mette a letto. Sa che non ha più molto da vivere e ad alcune donne che venendo a trovarla piangono dice: “Non piangete per me. Adesso vado in Paradiso”.

31 ottobre 1930 GIKONDI

Morte

Nell’ultima notte suor Margherita Maria Durando la veglia e la accompagna con la preghiera.
Il 31 ottobre 1930 suor Irene muore a 39 anni.

Tomba di sr. Irene

Tomba di sr. Irene