Il miracolo dell'acqua

A Nipepe, Mozambico, nel tempo della guerra civile, durante la Messa dell’alba del 10 gennaio 1989 si odono degli spari, con i quali inizia l’assedio militare. Oltre alle persone radunate per la Messa e ai catechisti ed animatori della parrocchia con le loro famiglie, si rifugiano in Chiesa altre persone per scappare all’eccidio. Rimarranno sotto sequestro, con minacce di uccisione, per tre giorni. Il capo catechista Bernardo Bwanaissa, permette a tutti di usare dell’acqua della fonte battesimale per sopravvivere, altrimenti nessuno avrebbe osato “bere l’acqua del Battesimo”.  “Sembrava un albero che produceva acqua”, ha confermato uno dei sopravvissuti, che al tempo era solo un bambino. Un professore bulgaro, Kràstio Andreev Panayotov, ha calcolato nel frattempo che se ogni persona presente avesse bevuto un solo bicchiere di acqua al giorno non ne sarebbero bastati 200 litri, mentre il fonte ne può contenere al massimo sei!!! Si attribuisce a suor Irene l’intercessione, poiché era ed è conosciuta ed invocata a Nipepe.

Inoltre, il catechista Sebastiano Aranha, ignaro di quanto accaduto a Nipepe, viene a sapere che sua moglie e suo figlio sono stati deportati. Gli appare in sogno una suora bianca che lo rassicura: “Stai tranquillo! Tua moglie e tuo figlio stanno bene e torneranno a casa”. Suor Irene propone a lui e alla comunità di recitare, dopo il Padre Nostro, questa preghiera: “Il Signore è il mio Pastore sempre; il Signore è guida delle persone tutti i giorni”. Madre e figlio, come tutti gli altri deportati di quei giorni, tornano salvi a casa. Sebastiano con forza e convinzione aggiunge che da quel giorno in poi recitano sempre quella preghiera perché credono alla protezione di suor Irene.