MISSIONE

1915 Primi passi nella missione

A Nyeri, in Kenya

“Stanca del viaggio di più giorni in carovana a piedi, suor Irene non usufruì del riposo nel dopo pranzo ma ottenne di poter aiutare. Io la vedevo in ogni luogo al lavoro: in cucina, in refettorio, a scopare, a lava­re le stoviglie; finito questo, andava a conversare con i bambini che trovava lì alla Missione e cercava di dire le poche parole che sapeva in kikuyu. Gli mostrava il Crocefisso, lo dava a baciare e poi quando vedeva qualche altra sorella, che sapeva la lingua, svelta le chiedeva per favore una parola in kikuyu; lei se la scriveva tutta in fretta sul piccolo taccuino e poi la ripeteva, si sfor­zava a dirla da sola e con gli indigeni, in tutte le occa­sioni”

1915-1917 L’Angelo dei portatori

Ospedali militari in Kenya
sr. Irene insieme a personale dell'Opedale militare

sr. Irene insieme al personale dell’Opedale militare

Venendo colpita da un forte mal d’occhi, a suor Irene  era stato detto di non andare al lavoro per qualche giorno; ella accondiscese, perché ubbidientissima, e soggiunse: “Solo per i lavori non vado, ma per l’istruzione al tale, che non l’ho ancora completata e non guarisce, sì; Lei ha tutto il resto, mi permetta solo una visita di tanto in tanto a queste malati, perché siano salvi!”

1917 Passione per le anime

Ospedali militari in Tanzania

Foto_Irene_26Un giorno al mattino Suor Irene entrando in una capanna vide il letto di Athiambo vuoto; lo aveva lasciato la sera prima, preparato al Battesimo ma non lo amministrò subito perché non era grave.   Chiamò il ragazzo il quale le rispose “E’ morto ieri sera prima di mezzanotte, l’abbiamo portato via”. E lei:“Ma come, morto?! Non era tanto grave, perché non mi hai chiamata?”. “Credevo che l’avessi battezzato, ti ho vi­sta ieri sera fino a tardi da lui”. “Ma era proprio morto?”. Non poteva darsi pace. Venne da me con l’angoscia in cuore e mi raccontò il fatto accaduto; mi diceva: “È mia colpa se quell’anima non è in Paradiso. Mi lasci andare laggiù dove gettano i cadaveri, chissà che non sia vivo”. Risposi:  “Se è di ieri sera, prima della mezzanotte, è impos­sibile!”.

Continuai il mio lavoro senza darmi nessun pensiero, ma dopo una mezz’ora ecco la vedo arrivare tutta giuliva. Mi disse: “Sorella, l’ho trovato e respirava ancora, gli ho rinnovato l’istruzione, l’ho battezzato sotto condizio­ne l’ho lasciato là, ma è vivo, bisogna mandarlo a prende­re”. Allora le dissi: “Come ha fatto a trovarlo?”. “C’era il mucchio dei cadaveri. Guardai tutt’intorno, non l’ho vi­di, m’è venuta l’ispirazione che fosse sotto agli altri, perché portato via di notte. Allora cominciai a togliere i  cadaveri, uno dopo l’altro fino alla fine e, proprio sotto, sotto, ho conosciuto quel viso. Lo sollevai e sentii un respiro. Il mio cuore trasalì di gioia e lo battezzai. Deo Gratias! Deo Gratias!”, continuava a ripete­re. Ripetei anch’io il Deo Gratias e m’avviai con lei per andarlo a prendere e anche per vedere il caso”.

1920-1930 Prima di tutto, l’annuncio del Vangelo

Ghekondi, Kenya

afiche Irene -2,69m“Suor Irene il caffè lo spolpava con i bambini dell’Asilo. Circondavano la buona Suora ed essa raccontava lo­ro dei fatterelli, faceva il catechismo, insegnava la re­cita del “Pater noster” ed Ave Maria perché sapessero poi recitare il Santo Rosario in chiesa, anzi recitava con loro il Santo Rosario e ripeteva insieme, parola per parola, tut­ta la terza parte del Rosario, aspettando paziente che i bimbi, anche i più piccolini, ripetessero tutte le parole.

Sembrandole che la sola occupazione della scuola fosse troppo comoda, nei ritagli liberi di tempo correva in visita ai villaggi il che era sovente a mezzogiorno, e i giorni di vacanza li serbava per lunghe giornaliere”

1920-1930 Sorella e madre delle sue sorelle
“Come spandeva a piene mani il bene in mezzo alla gente, così pure era con le consorelle che si trovavano con lei: le animava, le consolava, le sorreggeva, le i­struiva nella pratica”  della missione.
1920-1930 La casa dell’accoglienza
Irene41 maggio2007“Ghekondi era situata sulla strada di passaggio delle missioni verso la casa centrale di Nyeri Mathari. Spesso perciò c’erano delle sorelle che facevano tappa a Ghekondi e vi pernottavano nell’andare e nel tornare perché si andava a piedi. Sempre aveva cura di cedere a qualcuna il suo letto e lei si accontentava di dormire in qualche posto. In quelle occasioni sempre aveva cura, quando l’ospite era andata a letto, di prenderle gli scarponi, di pulirglieli, di ingrassarli con il grasso di maiale, di lucidarli, in modo che al mattino l’ospite aveva la sorpresa di trovarseli puliti”
1920-1930 Il fiore della Carità
“Diceva un non cristiano: “Colei che ama tutti è suor Irene”. Ed è vero. Aveva carità per tutti, cominciando dai prossimi più prossimi che eravamo noi, sue sorelle, era sempre premurosa, sempre attenta a rendere servizi ma senza voler essere osservata”.

“la carità nell’aiutare subito, conservò in tutta la sua vita”

1920-1930 Al lume di una lanterna
irene“I primi ragazzi un poco istruiti andavano a Nairobi in cerca di lavoro presso Europei e Indiani. La nostra cara suor Irene aveva una specialissima cura di seguirli con lettere. Molte volte la sentii vegliare fino a tarda ora, dopo le fatiche della giornata, per scrivere ai suoi Ghekondesi lontani”

“Quante volte la sera tardi si addormentava mentre rispondeva  o scriveva lettere per donne analfabete che avevano i figli o i mariti a Nairobi!”

1920-1930 Servizio nella gioia
“Per ciò che riguarda l’attività apostolica, nessuna poteva essere paragonata a suor Irene. Conosceva tutti, tutti le volevano bene ed erano pronti a seguirne i consigli. Era comunicativa e serena, anche allegra”
1920-1930 Con i malati
Prime missionarie e Nyeri

“Gli ammalati avevano tanta fiducia in suor Irene, la quale, infatti, era buona infermiera. Ma se curava i corpi, con maggior ardore curava le anime e l’assistenza che fa­ceva ai moribondi era veramente ammirabile. Passava notti intere e non li lasciava che quando avevano esalato l’ul­timo respiro. Suggeriva giaculatorie, aspirazioni, faceva fare atti di confidenza. Con Suor Irene accanto si moriva consolati”.

1930 Amore fino alla fine

Tomba di sr. Irene

Tomba di sr. Irene

Ghekondi, ottobre 1930

Mware Irene ci ha sempre tanto beneficati ed è perché ci ha tanto beneficati che si è ammalata”